Vite da IKEA. Addio Ingvar Kamprad

Dalla prima casa in affitto (continuando sino ad oggi), IKEA mi ha salvato la vita. Come? Facendomi spendere meno soldi, che da studentessa non avevo, e fornendo un’alternativa “cool” rispetto alle proposte più a basso costo presenti sul mercato, che in quanto a design lasciavano a desiderare. Perché oggi parlo del colosso svedese? Perché oggi lui Ingvar Kamprad, il fondatore nonché lungimirante imprenditore che ha creato un impero unico nel suo genere, ha dato addio al mondo terreno di brugole e viti.

Così mi ricordo con leggera nostalgia del mio primo tavolino Lack che troneggiava in salotto e poi il mio primo divano Ektorp… Ripensandoci bene la mia vita (come per altri milioni di individui nel mondo) può essere raccontata attraverso gli acquisti IKEA definendo così il mio stile abitativo.

Iniziamo dalle case ai tempi dell’università. Dopo il liceo mi sposto in città e finisco nella prima casa in affitto, già ammobiliata (bene per mia fortuna). Pezzo della memoria: contenitori da bagno, sgabelli in legno e tutti gli accessori cucina.

Segue primo trasloco e in una camera in condivisione il mio pezzo IKEA è diventata una cassettiera quasi principesca bianca, ora fuori produzione, poi una scorta di asciugamani, tappetini vari e set lenzuola che di cotone avevano una % inesistente (rigidi prima e dopo cento lavaggi).

Dopo qualche anno e al raggiungimento del primo vero lavoro “pagato” trovo sistemazione in un bilocale piccolino dove IKEA ha trionfato. Pezzi della memoria: tutti dalla cucina al bagno, dalla camera al salotto. Qualcuno di loro l’ho tenuto ancora ora, un pouf piccolo rosso, i comodini in legno dipinti e personalizzati come le scaffalature che erano “armadi a vista”.

Passo alla fase convivenza. Nuova casa, più ampia e qui i pezzi della memoria IKEA si riducono per lasciare spazio ad arredi italiani e di maggior qualità. Due portafogli e quindi maggior possibilità di investire per una lampada anche più di 50 Euro.

Arriva la fase attuale. Sposata. Casa molto più grande. Due piani da arredare. Terrazzo incluso. Qui IKEA impera nell’outdoor. All’interno alcune mensole Lack, mobili BESTÅ, ciotole e piatti innumerevoli così come oggetti (forse inutilizzati da anni) che completano la cucina. Ah sì il carrello nero RÅSKOG.

Scegli IKEA e cresci con lei. Rispetto a dieci anni fa ci sono tantissimi prodotti veramente belli e anche come qualità secondo me è migliorata molto. Una soluzione fresca, attuale e di design che non avrà mai pari.

Grazie IKEA. Grazie Ingvar Kamprad.

Credit photo @ikea

3 pensieri su “Vite da IKEA. Addio Ingvar Kamprad

  1. joseph pastore MAKER ha detto:

    Ai tempi dei miei genitori si facevano debiti per “mettere su casa” ed acquistare i mobili. Quasi sempre non c’era nessuna possibilità di comprare l’immobile. Quel modo di operare portò all’economia del “boom” ed alla crescita del benessere generale. La politica di Ikea al contrario porta un impoverimento generale e una concorrenza quasi sleale alle industrie come quella di cui sono buyer che,nella migliore delle ipotesi dimezzano il personale. Mi dicono di semilavoratisti che lavorano con margini ridicoli e che se sbagliano qualche pezzo tra le migliaia da consegnare vanno in rosso. Non so dove sia il giusto ma anch’io sono cliente di quella multinazionale e questo sento.
    Se ti va, appena sfornato, su argomenti simili: https://josephpastore.wordpress.com/2018/01/28/ikea-hacker-kamprad-naska/

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