Torno a scrivere una riflessione dopo qualche giorno di vacanza in un luogo mistico, perché rimasto fermo nel tempo, con un’atmosfera rilassante.
Un luogo dove le botteghe vivono e non sopravvivono. Un luogo dove esiste un supermercato che in realtà sembra una maxi bottega. Un luogo che offre tutto al minimo e soprattutto a misura di donna e uomo.
Da qui parte l’articolo, da una visione di una realtà non Milano centrica.
Siamo sempre connessi anche quando pensiamo di non esserlo. Talvolta compulsivi negli acquisti online (vedi Black Friday & co) che ci rendono prede della rete inconsapevolmente.
Secondo me avremmo tutti più bisogno di parlare (non su chat e social) e questa esigenza naturale mi fa sperare nella rinascita delle botteghe sotto casa.
Di recente ho letto numerosi articoli su questo ritorno alle “origini”. Se pensate al ruolo del negoziante, vi renderete conto che non vende solamente ma fa un processo più articolato. Lo stesso che facciamo quando acquistiamo online: selezione fornitore, analisi qualità e costo/beneficio, contrattazione (paragonabile alla nostra maniacale ricerca di siti con promozioni o prezzo più conveniente). Ma il negoziante fa ancora di più: ascolta, consiglia e talvolta sopporta.
Il tempo a conti fatti tra l’acquisto online e recarsi in un negozio vero potrebbe essere il medesimo. Ma volete mettere la soddisfazione quando dopo aver strisciato la carta avete già in mano il frutto della spesa?
Poi diciamocela tutta sull’alimentazione vince sempre la bottega. Non c’è catena commerciale che possa batterla.
Una bottega poi, soprattutto nei piccoli centri, è di vitale importanza per il benessere della società. Diventa luogo di ascolto e di incontro.
Io voto la bottega.